Tre aggettivi: pretenzioso, superficiale, inconcludente
La trama in breve: Dopo un terribile incidente d’auto, Oghi riporta gravi ferite che lo costringono immobile a letto. Sua moglie, invece, non sopravvive allo schianto.
Oghi sarebbe completamente solo, se non fosse per la compagnia della suocera: la madre di sua moglie gli fa visita, lo accudisce, si occupa di lui. Solo che, gradualmente, le attenzioni della suocera iniziano a prendere una piega sempre più sinistra.
Che abbia scoperto i segreti che minavano il matrimonio di Oghi?
La recensione: “The Hole”, che viene pubblicizzato come il miglior thriller coreano degli ultimi anni, si è rivelato piuttosto deludente.
La premessa è succosa, e avrebbe tutte le carte in regola per essere una storia profondamente disturbante. In fondo, ritrovarsi completamente immobilizzati e in balia di qualcuno di inaffidabile è materiale da incubo.
Tuttavia, la domanda che risuona nella mente del lettore fino all’ultima pagina è un fragoroso “e quindi?”.
Con tutte le cose che questo romanzo avrebbe potuto fare, alla fine non propone niente di originale, anzi: tutti i segreti, tutti i sotterfugi, vengono chiariti e risolti nel modo più banale e prevedibile possibile.
Uno penserebbe poi che, in un romanzo con solo due protagonisti, ci debba essere per forza il tempo e l’attenzione per analizzare la psiche di quei pochi personaggi presenti. Bhè, sbagliato, perché Oghi, la moglie e la suocera sono piatti, monodimensionali e spiacevoli.
Devo dire che non lo consiglio. Potete leggere “Misery” di Stephen King e avere la stessa esperienza, ma cento volte meglio.
Da evitare se: Se volete leggere qualcosa con un po’ di sostanza.
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