"Ho solo cercato di scrivere un libro interessante", disse Olive. "Non c'è nessun messaggio."
"Ne è sicura?"
Tre aggettivi: intimo, dolce, emotivo
La trama in breve: 1912. 2019. 2203. Tre secoli diversi, stesso punto nei boschi canadesi.
Prima Edwin St. John, poi Vincent Smith, poi Olive Llewellyn, ciascuno nel proprio secolo, attraversano quel punto preciso e vengono trasportati in un altro luogo. Non sanno spiegarselo: è come uscire per un attimo dalla realtà, accompagnati dal suono di un violino, per poi ripiombare violentemente nel mondo reale.
Nel 2403, Gaspery Roberts studia le loro storie, e la strana anomalia di cui sono stati protagonisti. Che cosa è successo davvero nei boschi canadesi? Che cosa collega le vite di queste persone, distanti secoli l’una dall’altra?
La recensione: “Mare della Tranquillità” è uno di quei romanzi di fantascienza gentili, delicati, improntati più sull’esperienza umana che sui dettagli di tecnologia pura. È erede di Ray Bradbury, di “Cronache Marziane” e “L’uomo Illustrato”.
Per molti versi, ricorda anche “Cloud Atlas” di David Mitchell: entrambi sono libri dalla struttura a matrioska, con una storia che si svolge in più momenti del tempo, e che unisce le vite di persone diverse e distanti fra loro.
Tuttavia, “Mare della Tranquillità” riesce a distinguersi per i temi che tratta, e per le svolte inaspettate della trama. Lega sapientemente le vite dei diversi protagonisti, fino ad arrivare a Gaspery Roberts, abitante della colonia lunare, che riprende le fila del destino di tutti.
Attraverso le vite dei protagonisti, riesce a parlare di salute e malattia, di isolamento, di follia, di predestinazione, e soprattutto di redenzione.
È una storia introspettiva, sì, ma è anche ricca di colpi di scena, e di momenti di splendido umorismo.
Tutto sommato è una buona lettura, elevata dalla prosa delicata ma efficace.
Da evitare se: Se volete una storia molto movimentata e d'azione.
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