“Be’, ciurma, benvenuti a bordo della nave trasporto gas Rocinante”
“Ma che significa questo nome?” chiese Naomi dopo che Holden ebbe rilasciato il pulsante.
“Vuol dire che dobbiamo andare a cercarci qualche mulino a vento”
Una delle mie cose preferite quando leggo un libro è trovare dei personaggi unici, complessi e interessanti, che interagiscano fra di loro in un modo che mi tocchi il cuore.
Non capita tanto spesso quanto vorrei.
Creare personaggi memorabili non è solo questione di dare loro delle azioni importanti da compiere per la trama, è anche questione di come si scrivono i loro dialoghi. Un personaggio si comprende dal modo in cui parla, da cosa sceglie di dire oppure non dire, dal modo e dal momento in cui decide di esprimersi, dalle parole che sceglie.
Dare una voce unica ad ogni personaggio è un lavoro lungo e difficile…e spesso infatti non viene fatto con cura. Ma la serie “The Expanse” è riuscita a farlo con tutti i suoi protagonisti (e anche con i personaggi secondari), rendendoli vivi e reali come pochi altri.
“The Expanse” è una saga fantascientifica che si svolge in un futuro in cui l’umanità vive divisa fra la Terra, Marte e la Fascia degli Asteroidi. Attraverso i punti di vista di molti personaggi, racconta di cosa succede agli equilibri umani quando viene scoperta una strana, potente sostanza aliena. È una storia ricca di suspense, azione, colpi di scena e spunti di riflessione, ma quello che la rende unica per me è il modo intimo con cui tratta i suoi personaggi, specialmente nei loro dialoghi.
In che modo ci riesce l’autore James S.A. Corey? Si potrebbero scrivere dei trattati analizzando il dialogo di ogni singolo personaggio, ma partiamo con quattro esempi: Holden, Naomi, Amos e Avasarala.
JAMES HOLDEN è a tutti gli effetti il protagonista della serie. Si può capire molto di che tipo sia, da questi estratti:
“Ti stavo cercando” disse.
Lui agitò la mano con un po’ di vivacità. “Presente”
“Stai bene?”
“Non lo so. Sì?” Holden protese le mani in un gesto impotente. “Non so perché sto avendo tanta difficoltà con questa cosa. Non è la prima guerra a cui ho dato inizio”
Holden abbaiò una risata priva di umorismo. “Piano? Il mio piano è quello di morire in una palla di plasma super riscaldato. Non c’è letteralmente una sola possibilità che una singola corvetta da attacco rapido, ossia noi, riesca a contrastare con successo sei cacciatorpedinieri. Non siamo nella stessa classe di peso. Contro una delle loro navi, forse con un colpo fortunato…ma contro sei navi? Nessuna speranza. Moriremo”
“Alex e Amos. Non mi piace che se ne siano andati. Se finiranno nei guai, noi saremo qui, e non potremo neppure usare la Roci per andare a prenderli”
“Staranno bene” rispose lei.
“Lo so. Ecco, più o meno” Holden si puntellò su un gomito. “Davvero non sei preoccupata?”
“Un poco, forse”
“Voglio dire, so che sono due adulti, ma se succedesse qualcosa, se non tornassero indietro…”
Il dialogo di Holden è sempre accompagnato da gesti (agita le mani, ride) che lo fanno apparire animato e vivace. Usa una combinazione di frasi molto lunghe seguite da frasi molto corte, che lo rendono enfatico ed incisivo (“Contro una delle loro navi, forse con un colpo fortunato…ma contro sei navi? Nessuna speranza. Moriremo”).
Holden è sarcastico, finge di minimizzare cose che ovviamente lo preoccupano molto (“Non so perché sto avendo tanta difficoltà con questa cosa. Non è la prima guerra a cui ho dato inizio”; “Piano? Il mio piano è quello di morire in una palla di plasma super riscaldato”). Tende anche a correggersi a metà discorso, perché parla di getto (“Non lo so. Sì?”; “Lo so. Ecco, più o meno”). Si preoccupa sempre delle conseguenze delle sue azioni (“Non so perché sto avendo tanta difficoltà con questa cosa. Non è la prima guerra a cui ho dato inizio”) e del benessere dei suoi amici, che vorrebbe tenere sempre vicini.
Da tutti questi indizi, disseminati in pochissime righe di dialogo, capiamo che Holden parla trasportato dalle emozioni, con foga. È emotivo, enfatico, parla in fretta e in modo vivace, ed è animato da buone intenzioni. È un personaggio molto sensibile e dinamico, appassionante da seguire.
NAOMI NAGATA è un membro importantissimo della ciurma di James Holden, e ha uno stile molto diverso dal suo. Innanzitutto, Naomi parla molto meno di Holden. È una donna di grandissima intelligenza, molto riflessiva, ma la maggior parte di quello che pensa lo tiene per sé. Tuttavia, quando sceglie di parlare, ecco come lo fa:
“Il solo diritto che hai riguardo a chiunque altro, nella vita, è quello di andartene. Ti avrei portato con me, se avessi potuto, ma non potevo. Sarei rimasta se avessi potuto, ma non potevo. Ti avrei salvato, se avessi potuto”
“Non avevo bisogno di essere salvato”
“Hai appena ucciso un quarto di miliardo di persone” disse Naomi. “Qualcuno avrebbe dovuto impedire che succedesse”
“Hai intenzione di accettare”
“Davvero?”
“Sì” dichiarò lei. “Perché pensi di poter essere d’aiuto”
“E tu credi che non possiamo esserlo?”
“No, credo che tu possa” precisò Naomi. “E anche se ci sbagliamo, non provarci ti renderebbe irritabile”
“Tu non capisci quanto possa essere sfuggente. Qualsiasi cosa succeda, modificherà le cose in modo che sembri essere sempre stato il suo piano. Se fosse l’ultima persona rimasta in vita, direbbe che avevamo bisogno di un’apocalisse, e dichiarerebbe di aver vinto. È fatto così”
È evidente che Naomi parla solo quando ha riflettuto a lungo su una cosa e ne è veramente sicura. Quello che dice è sempre importante, perché se non lo fosse lo terrebbe per sé.
Le sue frasi sono chiare, dirette e profonde. Non ci sono quasi mai descrizioni di gesti che accompagnano le sue parole, perché Naomi tende a mantenere un atteggiamento riservato e controllato. Inoltre, è brava a capire le persone intorno a lei, così tanto che a volte anticipa i loro pensieri (“Hai intenzione di accettare”; “Non provarci ti renderebbe irritabile”) o sa fornire analisi dettagliate della loro personalità (“Tu non capisci quanto possa essere sfuggente”; “È fatto così”).
Abbiamo quindi un quadro chiaro di Naomi, solo con poche righe: una donna intelligente, profonda, ricettiva, calma e controllata.
AMOS BURTON è un altro membro della ciurma, per la precisione il meccanico. Ecco come parla lui:
“Lo capisco. Lei è una di noi, e ci prendiamo cura della nostra gente” replicò Amos. “Lo chiedo soltanto perché quelli sono i cattivi che abbiamo intenzione di affrontare di nuovo. Se non siamo disposti a vincere la lotta, non so bene cosa ci facciamo sul ring”
“Continua a guardarmi in quel modo, ragazzo, e ti cavo un occhio e te lo metto in mano” disse Amos, in tono così moderato e tranquillo che a Bobbie occorse un secondo per capire che la minaccia era genuina.
“Allora” ripeté Holden. “Come va?”
Amos rimase in silenzio per un attimo. Si girò verso Holden.
“Ah” esclamò il grosso meccanico. “Scusa, cap, stavamo parlando di qualcosa e non me ne sono accorto?”
Amos ha un modo di esprimersi semplice e diretto, quasi infantile a volte (“i cattivi”), e usa soprannomi per quasi tutti i personaggi con cui interagisce (qui “cap”, abbreviazione di “capitano”, per rivolgersi a Holden, ma ne ha uno per tutti).
Questo, unito al fatto che è sempre immancabilmente calmo e sorridente, crea l’impressione di una persona alla mano e amichevole. Allo stesso tempo, però, è anche un uomo molto pericoloso, che esprime le sue minacce con chiarezza e con tranquillità (“Continua a guardarmi in quel modo, ragazzo, e ti cavo un occhio e te lo metto in mano”).
Questa facciata di imperturbabilità nasconde il fatto che Amos non è bravo a riconoscere le sue emozioni. Holden deve chiedergli due volte “Come va?” prima di farsi rispondere, perché Amos semplicemente non recepisce la domanda. Non sa cosa dire, se gli chiedono come va.
È un uomo diretto, forte, pericoloso, con delle fragilità che non può esprimere.
CHRISJEN AVASARALA, infine, non è un membro della ciurma, ma è una figura politica importantissima, è fra i vertici del governo della Terra. E il suo modo di esprimersi è decisamente molto particolare:
“Stai per fare una stronzata” disse Avasarala con voce più dura di una pietra. “Io posso impedirlo. E possiamo parlare davanti a queste povere teste di cazzo, o puoi alzare gli occhi al cielo e accontentare la vecchia troia pazza con una tazza di tè e un po’ di privacy. Puoi dare la colpa a me. Non me la prenderò. Sono troppo vecchia e stanca per la vergogna”
“Le ho forse dato l’impressione che me ne freghi un cazzo, di chi sia questa nave? Se così fosse, le assicuro che era soltanto una futile cortesia” disse Avasarala, fulminandolo con lo sguardo. “Lei non manderà a puttane l’intero sistema solare soltanto perché sa fare bene un’unica cosa. Abbiamo questioni più importanti da risolvere”
“Ognuno ha il proprio modo di portare il lutto, sergente” rispose Avasarala. “Per quel che vale, non ucciderai mai abbastanza gente da impedire che il tuo plotone resti morto. Non più di quanto io non possa salvarne abbastanza da riportare in vita Charanpal”
Le frasi di Avasarala sono a dir poco incisive. Sono sempre formulate con durezza, anche quando cerca di consolare qualcuno (“Non ucciderai mai abbastanza gente da impedire che il tuo plotone resti morto”). La maggior parte del tempo, si esprime dando ordini.
E poi, ovviamente, ci sono le parolacce, che usa in abbondanza, specie quando vuole imporre una sua decisione (infatti scompaiono nell’ultimo paragrafo, in cui sta solo condividendo il dolore di un’altra persona).
L’immagine che se ne ricava è chiara: Avasarala è una donna anziana che ha avuto a che fare con un sacco di persone per tutta la vita, e non ha la pazienza di aspettare che gli altri si mettano al passo con lei. È prepotente, dominante, sicura di sé, diretta. Quando non deve convincere nessuno a fare come dice lei, allora smorza un po’ i toni, ma rimane una donna temprata e dura.
Un personaggio che rivela le sue complessità nel corso dei romanzi, e che rende la lettura davvero divertente.
È incredibile quanto si possa comunicare con pochissime righe di dialogo, se solo l’autore riesce a dare ad ogni personaggio una voce propria. Holden, vivace ed emotivo. Naomi, intelligente e attenta. Amos, amichevole e pericoloso. Avasarala, aggressiva e diretta.
La scelta delle parole, i gesti che le accompagnano, la lunghezza delle frasi, la punteggiatura, fa tutto parte del personaggio. James S.A. Corey l’ha capito molto bene.
È per questo che ogni volta che inizio un nuovo libro di questa serie, e mi immergo nei dialoghi pieni di voci ormai familiari, mi sento come se mi ricongiungessi con dei vecchi amici.
“In quel mondo, non so più chi sono”
“Neppure io. Nessuno di noi lo sa, però so che ho la mia nave, e con essa la mia piccola famiglia”
Foto di Elena Bertocci
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