“La vita lo ha ferito. Che cosa puoi fare tu, con i tuoi piccoli sogni, per salvarlo?”
Joshua Norton è esistito davvero. Era un imprenditore benestante di San Francisco, ma poi nel 1853 perse tutto a causa di un investimento sbagliato.
Diventato povero, solo, senza nessun aiuto né sostegno, Joshua Norton fece la cosa più ovvia: scrisse un proclama in cui si autonominava Norton I, Imperatore degli Stati Uniti d’America, “al fine di correggere i mali sotto i quali questa nazione si trova ad operare”.
Il giornale che pubblicò la sua dichiarazione lo fece per prenderlo in giro, ma successe una cosa inaspettata: qualcosa in questa storia toccò il cuore della gente. Un uomo, un poveraccio, si era proclamato imperatore per proteggerli dai mali delle loro vite…non era una cosa da tutti.
Le persone iniziarono a salutarlo per strada, con sincero rispetto. Gli pagavano da mangiare, non come elemosina, ma come “tassa imperiale”, un tributo giustamente dovuto all’Imperatore degli Stati Uniti. Via via che la sua celebrità aumentava, Norton iniziò a stampare le sue proprie banconote, che vendeva in cambio di 50 centesimi, e che iniziarono ad essere accettate dai negozi di San Francisco.
La gente cominciò a venire da tutta l’America, per rendere omaggio all’Imperatore Norton I. Gli chiedevano consiglio su ogni tipo di questione, e ricevevano sempre risposte sagge ed equilibrate.
Quando venne arrestato per infermità mentale, la gente insorse in protesta, e venne poi rilasciato con questa dichiarazione: “Il signor Norton non ha versato sangue, non ha derubato nessuno e non ha depredato alcun paese, e questo è più di quanto si possa dire di molti della stirpe reale”.
Joshua Norton, che aveva perso ogni cosa, visse gli ultimi vent’anni della sua vita come il re più amato di sempre, circondato da rispetto e onore.
Da questa storia assolutamente vera prende spunto il capitolo “Tre Settembri e un Gennaio”, all’interno del sesto volume di Sandman, “Favole e Riflessi”, una storia che vede Sogno scontrarsi con i suoi fratelli Disperazione, Desiderio e Delirio.
“Sandman” narra infatti le vicende di Sogno e della sua famiglia, gli Eterni, che governano i vari aspetti della vita umana: Desiderio, Delirio, Disperazione, Destino e Morte.
Nonostante siano esseri di enorme potere, personificazioni di concetti, somigliano comunque ad una famiglia umana, nel modo in cui si vogliono bene, si invidiano, si fanno del male.
Sogno ha rapporti diversi con i suoi fratelli e sorelle, che vanno dall’affetto sincero, all’imbarazzo, al rancore. Il legame fra lui e Disperazione, in particolare, è interessante, perché è basato su una incomprensione reciproca che genera fastidio e rivalità.
È con Disperazione che inizia “Tre Settembri e un Gennaio”, con lei che incombe alle spalle di Joshua Norton, che ha appena perso tutto. È un uomo rovinato. Non ha più niente, ha solo Disperazione al suo fianco.
Per gioco, allora, lei convoca suo fratello e gli propone una sfida: riuscirà Sogno a tenere Joshua Norton lontano da Disperazione, Desiderio e Delirio?
“La vita lo ha ferito”, dice Disperazione. “Che cosa puoi fare tu, con i tuoi piccoli sogni, per salvarlo?”
La domanda implicita è: che cosa possiamo fare noi, quando la realtà è troppo orribile, troppo faticosa? Che potere può avere la fantasia, al confronto della vita vera?
Il fratello accetta la sfida, un po’ per orgoglio, un po’ per sincero interesse verso Norton. “Allora ti darò un sogno”, gli dice.
L’indomani, Joshua Norton, uomo rovinato, si dirige di gran fretta alla sede del giornale Evening Bulletin per far pubblicare il suo proclama: gli Stati Uniti hanno un nuovo imperatore.
Da qui in poi lo seguiamo mentre si fa strada nei cuori delle persone, che gli offrono cene sotto forma di “tasse imperiali”, che gli chiedono consiglio, che usano i soldi stampati da lui, e comprano perfino delle statuette souvenir a forma di imperatore Norton I. E in ogni momento, gli Eterni lo guardano, lo studiano, lo tentano.
La giovane Delirio, sovrana della pazzia, lo osserva, ma capisce di non poterlo toccare. “Lui dovrebbe essere mio, ma non lo è, vero?” chiede a Sogno. “La sua follia lo mantiene lucido”.
“E credi che sia l’unico, sorella mia?”
Joshua Norton è rimasto saggio e presente, non ha perso la ragione: semplicemente, ha deciso cosa vuole essere. Il fatto che si sia scelto un ruolo così strano lo rende originale, non pazzo. È rimasto lucido, perché ha permesso a sé stesso di seguire un sogno.
È poi il turno di Desiderio, che avvicina Norton con l’intento di farlo cadere in tentazione. Gli fa un’offerta allettante: una selezione di belle donne fra cui scegliere la sua sposa.
In fondo, un imperatore ha bisogno della sua imperatrice, no? È normale. Sarebbe giusto desiderarla…
Ma Norton rifiuta, scandalizzato. Se ne va senza imperatrice, ma integro.
“Come hai fatto, Sogno?” chiede Desiderio con rabbia. “Norton vuole le donne, lo sento, le desidera tantissimo. Doveva essere mio”
“Ha la sua dignità”, gli risponde Sogno. “È un imperatore, dopo tutto”
E lo è, infatti: il sogno di Norton è reale, perché lui ci crede. Ha la dignità di un imperatore, perché lui è convinto di esserlo.
Era solo un sogno, quello di diventare re e donare gioia e pace ai propri cittadini…ma è esattamente quello che è successo. Semplicemente credendoci, Joshua Norton ha davvero portato consiglio, aiuto e gioia nella vita di San Francisco, e nel cuore di tutti quelli che venivano da ogni angolo dell’America per conoscerlo. Non c’era niente di vero, all’inizio…ma se un uomo si comporta da imperatore, e tutti intorno a lui lo riconoscono come tale, chi può dire che non lo è?
Infine, 20 anni dopo l’inizio della sfida, Joshua Norton muore. Disperazione, confusa, riflette accanto al suo corpo. “Speravo che saresti tornato da me, Joshua, ma no. A quanto pare, ho fallito. Sei un povero matto, un accattone che muore per strada sotto la pioggia…ma non ti sei mai disperato”
Il fratello arriva per decretare la fine della sfida: sì, ha vinto lui. Con un solo sogno è riuscito a tenere Joshua Norton lontano da Disperazione, Delirio e Desiderio. Lo ha reso forte, e buono, e profondamente amato.
Sogno porge a sua sorella una statuetta dell’Imperatore Norton I. “Conservala come ricordo”, le dice.
“Ti devo ringraziare?” chiede lei.
“Forse per la lezione, se non altro”
Disperazione, rimasta sola, si china su Joshua, ancora più confusa di prima. “Quale lezione?”
Lei non può imparare. Lei non può capire che l’immaginazione e le idee possono trasformare una vita, renderla speciale, resistente al dolore del mondo.
È questa l’essenza del rapporto fra Disperazione e Sogno: due elementi che si contrappongono, legati fra di loro, eppure allo stesso tempo incompatibili.
Senza i sogni, non esisterebbe la disperazione. Eppure un solo, unico sogno è in grado di risollevare una vita intera.
Lei non può imparare, non può capire. Ma noi possiamo. In ogni momento buio, noi possiamo ricordare le parole di Sandman: “Allora ti darò un sogno, Joshua”
Foto di Elena Bertocci
Comments