SPOILER per tutti i volumi di "Sandman" di Neil Gaiman
Hob Gadling si trova in una taverna, nel 1389, e sta raccontando agli amici la sua personale teoria sulla morte: secondo lui, le persone muoiono per abitudine, perché pensano che sia obbligatorio. Lui, al contrario, è deciso a non morire mai.
Morte e Sogno lo ascoltano, e decidono di dargli quello che desidera.
Sogno si avvicina a Hob e gli dice che, se davvero è convinto di non morire, allora si rivedranno in quella stessa taverna dopo cento anni. Così ha inizio l’amicizia fra due personaggi indimenticabili. Ogni cento anni, Sogno e Hob si incontrano nella stessa taverna (che si evolve con il passare dei secoli fino a diventare un locale alla moda), parlano del mondo e della vita, e ogni volta Hob rinnova il suo desiderio di non voler ancora morire.
Lo incontriamo più volte nei vari numeri di Sandman, in epoche diverse, siamo testimoni dei suoi dolori e della sua crescita. Arrivata alla fine di Sandman, questo mi è rimasto nel cuore della storia di Hob: nonostante sopporti sofferenze terribili, e sia schiacciato dal peso della colpa e dal ricordo delle persone che ha perso, Hob non perde mai la voglia di andare comunque avanti. Vivere e ricominciare, nonostante tutto.
Ma qual è dunque la storia di Hob? Che evoluzione ha un uomo che vive per centinaia di anni, e morirà solo se lo decide lui?
Quando lo incontriamo, si può dire che non sia una brava persona. Gli interessa solo il suo piacere, non ha nessun pensiero per le altre persone. È simpatico, allegro e intelligente, ma non è buono.
Raggiunge il picco del suo opportunismo quando inizia a far soldi con le navi negriere: vede il suo profitto, che è alto, e non riesce a riconoscere l’immoralità della sua azione, non finché Sogno non gli fa capire la gravità enorme del suo gesto. “Sei fiero di trattare i tuoi simili come fossero peggio degli animali? È da miserabili ridurre gli altri in schiavitù”, gli dice.
È grazie a Sogno che Hob inizia a cambiare, comprendendo la colpa di cui si è macchiato, che porterà per sempre con sé come un macigno quasi insostenibile.
La vita, poi, che era sempre stata per lui fonte solo di piacere, inizia a non andargli bene: dopo centinaia di anni di divertimento e piaceri, Hob sperimenta per la prima volta il vero dolore, quando perde sua moglie e suo figlio. Adesso comprende davvero che vivere non significa solo godere dei piaceri, ma anche amare e soffrire.
Tuttavia, nonostante sia profondamente addolorato, lui non cede: no, non vuole ancora morire.
In “La locanda alla fine dei mondi” incontriamo Hob su una nave, nel 1912, e lo troviamo molto maturato. È diventato più attento e più sensibile. È l’unico a riconoscere che il mozzo Jim è una ragazza, la rispetta e mantiene il suo segreto. Salva un altro immortale come lui, dimostrando empatia e solidarietà.
In “Le Eumenidi”, Hob entra per un po’ nel dominio di Disperazione. Ha perso un’altra donna amata. È un dolore che si è già ripetuto molte volte per lui, ed è terribile da sopportare. Anche qui, però, dimostra una nuova profondità e maturità: non solo ammette che ormai non trova più gioia nei piaceri effimeri, e che solo l’amore gli interessa davvero…rinuncia anche a vendicarsi dell’uomo che ha ucciso la sua amata, desiderando solo che quell’uomo capisca che cosa ha fatto uccidendo Audrey. Non vuole vendetta, vuole comprensione, vuole che gli altri capiscano la profondità della sua perdita.
Ma nonostante tutto questo dolore, Hob desidera ancora andare avanti.
Finché non accade l’evento più grave, la cosa che sconvolge irrimediabilmente le vite di tutti i personaggi di Sandman: Morfeo muore. Certo, ci sarà un altro Signore dei Sogni, perché il posto non può rimanere vacante…ma non sarà lo stesso Morfeo.
Morfeo era una costante per Hob. L’unico amico che pensava avrebbe sempre avuto. “Ho sempre pensato che quando non ci sarei stato più, tuo fratello sarebbe andato avanti. Era molto più vecchio di me, e molto più intelligente. Non era l’unica costante del mondo, ma quasi, e gli volevo bene”, confida a Morte.
Hob e Morfeo hanno condiviso un rapporto speciale, si sono migliorati a vicenda: Hob ha mostrato a Sogno il valore dell’umanità e dell’amicizia, e Sogno ha insegnato a Hob a essere più giusto e più responsabile. Si sono arricchiti la vita a vicenda.
Per cui come può Hob superare la morte di Sogno? Lo vediamo gridare di dolore, lo vediamo piangere amaramente. È uno dei momenti più toccanti di questa saga, ed è tutto dire, perché in Sandman non mancano le scene profondamente emozionanti.
È difficile immaginare che Hob si riprenda dalla morte del suo amico. E quando più tardi, nell’ultimo capitolo dedicato a lui, Morte viene a parlargli, il lettore si immagina che qui si concluda l’avventura di Hob. Morte, in onore del fratello Sogno, viene a chiedergli se è pronto adesso ad abbandonare la vita. E per un attimo sembra sia così: “Avrebbe molto senso se morissi qui, se passassi a quello che viene dopo”, dice. “Sarebbe come chiudere il cerchio”.
Eppure, ancora una volta rifiuta. “Non sono pronto a morire. Non oggi, non ancora. Forse non lo sarò mai”.
Perché? Perché ha scoperto di nuovo l’amore. Perché ha un nuovo paese da esplorare, l’America. Perché nonostante tutto il dolore, il peso insostenibile delle sue colpe passate che lo tormentano, le sofferenze terribili che ha passato, Hob ama ancora la vita.
Infine, dopo aver proclamato per l’ultima volta il suo incrollabile desiderio di vivere, Hob riceve non uno, ma due toccanti lieti fine.
Si addormenta sotto a un albero, e in sogno gli appare l’amico Morfeo, serio e solenne come sempre, su una bellissima spiaggia al tramonto. Mentre lo saluta, vengono raggiunti da Distruzione. I tre sanno che devono partire per un viaggio, e sanno anche che è un sogno, ma questo non li turba: anzi, ne ridono insieme. E infine partono, vicini, verso il tramonto, verso la fine della storia. Insieme.
E una volta sveglio, Hob trova la sua fidanzata ad attenderlo. Si amano, e se lo dimostrano con naturalezza e sincerità. E anche se Hob sa che ogni legame alla fine causa sofferenza, è comunque ancora disposto ad amare e ad andare avanti.
Sandman è pieno di personaggi così: persone complesse che cambiano e si evolvono attraverso gli incredibili viaggi che Neil Gaiman ha creato per loro. Hob Gadling mi ha toccato profondamente perché avevo bisogno di conoscere un personaggio con un amore per la vita così profondo e incrollabile come il suo. Pensarci mi commuove e mi tira su di morale ogni volta.
Allora grazie Neil Gaiman, grazie Sandman. Non c’è miglior modo per concludere che citando di nuovo Hob, e il brindisi che condivide con Sogno:
“Agli amici lontani, agli amori perduti, agli antichi dèi e alla stagione delle nebbie. E che ognuno di noi renda sempre giustizia a ogni buon diavolo”
Foto di Elena Bertocci
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