Tre aggettivi: intrigante, inquietante, intimo
La trama in breve: Margherita, spaventata e traumatizzata, ci racconta cosa successe nella terribile estate di due anni prima, quando accettò di lavorare per una famiglia aristocratica prendendosi cura delle due figlie gemelle. Per circa tre settimane Margherita rimase isolata nella campagna romana, in una strana villa (la “casa di vetro”) lontana da tutto, insieme alle gemelle, ai loro strani genitori, al personale di servizio…e, forse, insieme a qualcos’altro. Qualcosa che causò eventi orribili.
La recensione: È un romanzo che, in quanto ad atmosfera, ricorda libri come “Rosemary’s baby” o “L’incubo di Hill House”: storie brevi, contenute, raccontate dal punto di vista di un solo personaggio che cerca disperatamente di trovare un senso e una soluzione agli eventi inquietanti che gli accadono intorno. È claustrofobico ed estraniante, a volte si ha una sensazione di smarrimento: come se, improvvisamente, anche noi riuscissimo a vedere un’altra realtà, più sfuggente e oscura, sotto quella di tutti i giorni.
È un buon libro, molto appassionante, ed è anche un buon punto di partenza per chi avesse voglia di avvicinarsi alla narrativa horror: ha un approccio psicologico e delicato che lo rende particolarmente adatto.
La prosa è incisiva e intima.
Da evitare se: Se avete voglia di una storia allegra.
Foto di Luisa Scopigno
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