Tre aggettivi: scorrevole, insoddisfacente, banale
La trama in breve: John Maltravers, giovane e brillante studente di Oxford, conduce una vita felice fra gli amici, i libri e la passione per la musica. Finché un giorno non entra in possesso di una vecchia partitura per violino: suonandola, porterà nella sua vita caos, mistero e corruzione.
La recensione: Ero partita con grandi aspettative, perché i romanzi Neri Pozza raramente mi deludono. Sfortuna vuole che “Lo Stradivari Perduto” sia abbastanza noioso, e in alcune parti proprio ridicolo.
È un romanzo del 1895, ma questo non lo scusa: tanti altri scrittori dell’epoca hanno prodotto opere molto più originali e molto più profonde (basti pensare a “Dracula” di Bram Stoker o a “Il Ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde). “Lo Stradivari Perduto”, invece, è una storiella moralista la cui unica tematica è “la vita inglese fatta di matrimonio, figli e fede protestante è l’unica cosa buona e giusta, e non bisogna farsi contaminare dalle abitudini degli altri”. In particolare, questo libro è un trattato di 153 pagine sul fatto che l’Italia in generale fa male alla salute. Cosa che ho trovato proprio buffa, da quanto è esagerata. Ecco per esempio come viene descritta una festa in strada a Napoli, in onore della Madonna: “In ogni caso, non riesco a concepire come una persona veramente religiosa possa trovare accettabile un raduno di quel genere, che per me assomigliava di più a impure orge in onore di una divinità pagana che a un’espressione di fede di gente cristiana”: signora, per l’amor del cielo, è solo una festa, è tutto ok!
Insomma, in conclusione, non è niente di che: la trama è sottilissima, i personaggi sono piatti da morire, le scene spaventose non sono niente in confronto a quelle descritte dai contemporanei di Falkner.
La prosa è piacevole, ma non basta a compensare il resto.
Da evitare se: Se avete voglia di una storia originale e con dei veri contenuti.
Foto di Elena Bertocci
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