Tre aggettivi: avvincente, intelligente, toccante
La trama in breve: Dana è una ragazza nera che si trova all’improvviso trasportata nel 1800, in una piantagione di schiavisti. Oltre a sopravvivere, il suo difficile compito lì è salvare un bambino bianco da cui un giorno discenderà lei.
La recensione: Questa è una delle letture più appassionanti che mi siano capitate negli ultimi mesi. Dana mi è piaciuta molto come protagonista: è buona, dotata di grande dignità e rispetto per sé stessa. Fa degli errori durante la storia, come qualsiasi essere umano nella sua situazione, ma lei riesce comunque a imparare e a trarne il meglio. Octavia Butler poi riesce bene a comunicare la confusione e il graduale adattamento che chiunque proverebbe nell’essere trasportato in un altro secolo.
La storia è piuttosto geniale, sia nella premessa, sia nello svolgimento. Il rapporto fra Dana e Rufus, il bambino bianco che lei deve proteggere, è molto affascinante: è intenso e complesso, doloroso, e diverso da qualsiasi altra relazione io abbia mai letto. È decisamente la cosa più intrigante del romanzo.
Ci sono anche molti altri personaggi memorabili, a cui ci si affeziona facilmente, in un’ambientazione vivida e interessante.
La prosa è molto scorrevole ed efficace, io l’ho divorato questo libro.
Da evitare se: Se non volete nessun elemento fantastico o soprannaturale nelle vostre storie.
Foto di Elena Bertocci
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