Tre aggettivi: piacevole, toccante, semplicistico
La trama in breve: Linus Baker è un assistente sociale che si occupa degli orfanotrofi dove vengono reclusi i bambini magici. Quando viene mandato ad esaminare l’orfanotrofio sull’isola di Marsyas, scoprirà una realtà che non credeva possibile.
La recensione: Per un po’, tutti parlavano di questo libro, che aveva colpito tante persone. Mi incuriosiva, ma mi frenava un po’ l’idea che potesse essere una trama troppo prevedibile: in un mondo in cui le creature magiche vengono discriminate, un assistente sociale fa visita a un orfanotrofio di bambini magici per valutare se deve essere chiuso o lasciato aperto. E infatti, già solo da questo è possibile immaginarsi il 90% della storia. Le intenzioni di TJ Klune sono buone, ma non c’è una sola sorpresa in questa trama, tutto si svolge esattamente com’è prevedibile, punto per punto.
E quando dico che le intenzioni sono buone, intendo che capisco che Klune voleva parlare di inclusione e di amore, ma il messaggio che ne viene fuori mi sembra comunque un po’ semplicistico e superficiale.
Eppure, diverse scene sono ben riuscite, e riescono ad essere commoventi e piacevoli. Forse il punto è proprio questo: è una serie di scene carine, che però si svolgono nell’ordine più prevedibile possibile, e che alla fine non hanno da dire niente che non sia stato detto molte altre volte in mille altre storie.
Penso che forse, in questi tempi difficili, la gente aveva voglia di una storia semplice e consolatoria, piena di affetto. E lo capisco. Ma se questo è il bisogno, ci sono romanzi migliori per soddisfarlo: per esempio, “L’uomo che metteva in ordine il mondo” di Fredrik Backman.
La prosa è semplice, piacevole, ma un po’ ripetitiva.
Da evitare se: Se avete voglia di una storia originale.
Foto di Luisa Scopigno
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