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Immagine del redattorebertoccielena

L'orologiaio di Filigree Street di Natasha Pulley

Tre aggettivi: confuso, creativo, frustrante

La trama in breve: L’anno è il 1883, e Nathaniel Steepleton sta per saltare in aria, vittima innocente di una bomba in un palazzo pubblico…se non fosse che il suo orologio da taschino si mette a urlare, avvertendolo del pericolo. Incuriosito, Nathaniel (detto Thaniel) decide di rintracciare l’orologiaio, il giapponese Keita Mori, uomo dal nebuloso passato e dalle misteriose intenzioni.

La recensione: Questo libro mi lascia del tutto perplessa. Il suo guaio è che è pieno di elementi davvero geniali, che però si scontrano con una struttura traballante e una caratterizzazione dei personaggi inspiegabile.

Nella prima metà, mi piaceva tantissimo: l’atmosfera è descritta bene, si avverte il peso delle tensioni sociali nella Londra vittoriana, ma allo stesso tempo si sente l’euforia per la novità, per la modernità che avanza. Seguendo Thaniel, proviamo anche noi la più assoluta meraviglia di fronte al negozio dell’orologiaio, pieno di congegni incredibili, animati, vivaci, che fanno quasi sfociare il romanzo nello steampunk. Ed è intrigante la figura dell’orologiaio stesso, con i suoi misteri, le sue strane capacità.

Solo che andando avanti, ho trovato la conclusione della storia del tutto insoddisfacente. Le questioni più interessanti della trama vengono risolte in fretta e furia senza dar loro importanza, l’intero climax finale si basa sul fatto che i personaggi facciano improvvisamente delle scelte stupide senza comunicare fra di loro. È deludente, viene da chiedersi che fine hanno fatto le idee più geniali presentate all’inizio del libro.

E, cosa ancora più grave, non capisco il senso di questi personaggi…alla fin fine, mi sono sembrati solo meschini. Non è che non si possano avere dei personaggi dalla moralità dubbia: uno dei miei libri preferiti letti recentemente, “Dio di Illusioni” di Donna Tartt, è popolato solo da personaggi che fanno cose molto sbagliate, eppure è meraviglioso. Il problema qui è che tutti sono egoisti e superficiali, senza che questo abbia uno scopo nella trama.

In ogni caso, è sicuramente un libro a cui non ho mai smesso di pensare.

La prosa è chiara e scorrevole. Viene voglia di leggere qualcos’altro di Natasha Pulley, perché chiaramente ci sa fare, sa usare le parole e ha delle buone idee. Peccato per i personaggi.

Da evitare se: Se per voi è molto importante empatizzare con un personaggio quando leggete una storia.



Foto di Elena Bertocci

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