Tre aggettivi: psicologico, agghiacciante, sottile
La trama in breve: Eleanor, timida e remissiva, ha disperatamente bisogno di un cambiamento che dia slancio alla sua vita. Ecco perché raccoglie l’invito del professor Montague a passare alcune settimane nella macabra Hill House, per condurre uno studio sul paranormale. Forse, però, accettare è stato un errore.
La recensione: “L’incubo di Hill House” basa il suo fascino sulla psicologia dei personaggi e sulle atmosfere dell’ambientazione. La trama è lineare che di più non si potrebbe: una donna alloggia per qualche tempo, insieme ad altre tre persone, in una casa che ha fama di essere stregata. Semplice. Ma la sua semplicità è un pregio, perché permette di esplorare la mente dei personaggi, specialmente della protagonista Eleanor. L’orrore sta nel modo in cui lei interagisce con la realtà, nel modo in cui gradualmente le sue percezioni smettono di essere normali e diventano sempre più inquietanti. La tensione è alle stelle, sia all’interno del piccolo gruppo di personaggi, sia fra loro e la casa. Non è facile individuare cosa è reale e cosa no, ma è proprio questo il punto: “L’incubo di Hill House” è romanzo intelligente e delicato, che entra sotto la pelle e lascia addosso un senso di disorientamento e inquietudine.
Ogni tanto mi piace leggere libri così, queste piccole storie di incertezza e paura, che si svolgono in un breve periodo di tempo e con pochi personaggi. Altri ottimi esempi sono “Rosemary’s Baby” di Ira Levin (il mio preferito in questo genere), “Loro” di Roberto Cotroneo, e “Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello”, sempre di Shirley Jackson.
La prosa è delicata, intima e molto precisa.
Da evitare se: Se avete voglia di una storia densa e ricca di azione.
Foto di Luisa Scopigno
Commentaires