Nulla era più possibile tranne il coraggio.
Tre aggettivi: avventuroso, duro, drammatico
La trama in breve: New Crobuzon è governata col pugno di ferro della milizia. Per ritrovare la propria libertà, le persone si imbarcano in imprese diverse: c’è chi scrive giornali sovversivi, c’è chi incita alla lotta armata…e c’è chi parte per andare a cercare una leggenda, un mito che infiamma il cuore di ogni rivoluzionario: il Concilio di Ferro, il treno perpetuo, il simbolo della libertà.
La recensione: Terzo capitolo della trilogia del Bas-Lag. Come i due precedenti, è molto gustoso. E come tutti i romanzi di Miéville, è scritto con padronanza assoluta della prosa e della struttura narrativa.
Se “Perdito Street Station” è il più originale dei tre libri, e se “La Città delle Navi” è il più avventuroso, “Il Treno degli Dèi” è il più commovente.
Seguiamo le storie di più personaggi, ognuno dei quali cerca il proprio modo di opporsi al totalitarismo del regime di New Crobuzon. Organizzarsi in gruppi armati, incitare proteste, sfuggire alla milizia, stampare in segreto articoli di denuncia, proteggere i cittadini più fragili e perseguitati: è come se vivessimo sulla nostra pelle la frustrazione, il coraggio, la ridicola speranza che spinge i protagonisti ad andare avanti. È un inno al concetto di resistenza, anche quando è difficile, anche quando resistere è un’impresa disperata.
La vicenda del Concilio di Ferro è troppo avvincente per rischiare di fare il minimo spoiler, per cui vi dico: leggete questo libro, e scoprite in prima persona la folle e romantica avventura del treno perpetuo.
Se si può avanzare una critica, è quella che i personaggi risultano essere un po’ deboli rispetto a quelli dei libri precedenti. Tuttavia, l’ambientazione e la trama compensano la mancanza.
E per quanto riguarda la prosa, sappiamo ormai cosa penso di China Miéville: non lascia scampo, nel senso più positivo possibile.
Da evitare se: Se volete una storia leggera, facile, e felice.
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