I vecchi dicono che il fiume ha fame, e da quel che ho sentito non posso che essere d’accordo.
Tre aggettivi: agghiacciante, doloroso, ipnotico
La trama in breve: Abe e Dan sono amici, entrambi vedovi, accomunati dalla passione per la pesca a cui si dedicano insieme ogni weekend.
Sfortunatamente c’è un fiume che avrebbero dovuto evitare.
Il Dutchman’s Creek, profondo e scuro, è territorio di un altro Pescatore: uno che sta cercando di prendere all’amo qualcosa di inimmaginabile, e che ci sta provando da secoli e secoli.
Saranno pronti Abe e Dan ad affrontare gli orrori risaliti in superficie?
La recensione: Niente affatto male. Come struttura ricorda i racconti di Lovecraft, in cui un uomo normale inavvertitamente scopre qualcosa di orribile, una realtà estranea e spaventosa molto vicina alla nostra.
Abe e Dan hanno sentito delle storie sulle strane cose che accadono nei pressi del Dutchman’s Creek, hanno ricevuto molti avvertimenti, ma ci vanno ugualmente. Così facendo, svelano una conoscenza terrificante, troppo grande perché la mente umana possa comprenderla appieno.
John Langan è molto bravo nell’incutere terrore cosmico assoluto. Oltre a questo, ha saputo anche trattare tematiche importanti (il lutto, l’ossessione, l’amicizia) con intelligenza e profondità.
La prosa è evocativa, elegante.
Da evitare se: Se non amate le storie introspettive.
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