La sua spavalderia mi suonò improvvisamente falsa.
Sapeva che sapevo.
Tre aggettivi: melodrammatico, intimo, scorrevole
La trama in breve: 1997: Sette brillanti studenti di teatro si apprestano ad affrontare il loro ultimo anno all'università, ignari di ciò che li attende.
Dieci anni più tardi, uno di loro finalmente accetta di raccontare gli eventi che hanno segnato quel terribile anno, e tutte le loro vite.
La recensione: Qualcuno ha letto "Dio di Illusioni" di Donna Tartt, e quel qualcuno è M.L. Rio. Togliamoci subito il dente ed iniziamo dicendo che questo libro è di fatto una brutta copia: non c'è modo di negare che prende tutte le sue tematiche e tutte le sue principali svolte di trama dal romanzo della Tartt.
Per cui, se siete alla ricerca di una storia su un gruppo di amici universitari, incentrata sull'amore per l'arte, sull'ambizione e sulla corruzione dell'anima, decisamente optate per "Dio di Illusioni".
Premesso questo, andiamo a parlare dei meriti e demeriti del libro in sé, senza paragoni.
Non è malissimo. Sicuramente si legge molto bene, è piacevole e scorrevole, e fa un lavoro decente nel mettere il lettore nei panni dei personaggi. I quali all'inizio sembrano accattivanti e carismatici, però non si sviluppano mai del tutto, rimangono un po' semplici e poco approfonditi.
Ciò che stona è anche l'esagerazione delle azioni, dei sentimenti e dell'ambientazione stessa (ma che scuola folle è questa? Siamo sicuri che dobbiamo prenderla sul serio?).
Fondamentalmente è una storia piacevole, zero impegno, non è il profondo romanzo psicologico che voleva essere. Me ne dimenticherò molto presto.
La prosa vuole essere poetica e sognante: a volte ci riesce bene, altre volte no.
Da evitare se: Se volete dei personaggi credibili e approfonditi.
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