SPOILER PER SANDMAN, PIRANESI E
Se d’improvviso un estraneo ci chiedesse “chi sei tu?”, che cosa potremmo rispondere?
Probabilmente per prima cosa diremmo il nostro nome.
Ma immaginiamo questo fittizio interlocutore che ci guarda con irritazione, e precisa: “No, chi sei tu davvero?”
Bene, si tratta di una domanda ingombrante, a cui qualcuno potrebbe tentare di dare risposta citando il proprio lavoro, o il proprio ruolo nella società (“sono un dottore”, “sono il padre di due bambini”). Ma è questo ciò che siamo davvero?
No, dubito che il nostro immaginario interlocutore ne sarebbe soddisfatto.
È difficile definire noi stessi nella quotidianità, nei contesti scontati: la normalità stessa della vita ci rende difficile individuare la nostra essenza in mezzo alla ripetitività della routine.
Ma c’è una domanda alternativa a cui sicuramente abbiamo risposto spesso, da quando per la prima volta ci siamo innamorati di un libro: che cosa sarei io, in questa storia?
Quale creatura sarei, nella Terra di Mezzo? Quale materia magica mi piacerebbe studiare? Quali poteri potrei avere?
I romanzi, e in particolare i romanzi fantasy, ci svincolano dal quotidiano e ci offrono così una prospettiva più ampia su noi stessi. In poche parole, rendono più facile capire chi siamo.
Il legame fra narrazione e identità è dunque già evidente; lo diventerà ancora di più, esaminando alcune storie che proprio di identità parlano.
CAPITOLO 1: "SANDMAN – IL GIOCO DELLA VITA" DI NEIL GAIMAN
AUTENTICITA’ E ASPETTATIVE
Quinto volume della saga di Sandman.
L’ultimo capitolo si intitola “Mi sono svegliata e qualcuno stava piangendo”. Ecco, ero io che piangevo, una volta terminato questo volume.
È la storia di Barbie, una giovane donna divorziata da poco, che cerca di ricomporre i pezzi di sé stessa. Barbie sa di essere sempre stata ciò che gli altri volevano da lei (la bambolina ubbidiente dei suoi genitori, la moglie perfetta di suo marito).
L’identità è una cosa fragile, che spesso lasciamo costruire agli altri. Barbie lo riconosce:
“Da piccola, non potevo leggere i fumetti. Papà diceva che era da maschi. Diceva che tante cose erano da maschi” (racconta alla sua amica Wanda) “Io ero la sua signorina…chissà che direbbe, se mi vedesse ora. A volte mi guardo allo specchio e non mi riconosco neanche io”
Io ero la sua signorina. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco neanche io.
Reprimere i propri sogni è un atto pericoloso, che ha delle conseguenze. La prima conseguenza è che perdiamo fiducia in noi stessi, e non ci riconosciamo più.
La seconda conseguenza è che tutto ciò che è stato represso tornerà fuori, in un modo o nell’altro.
“Il Gioco della Vita” è una storia delicata e dolceamara, un inno all’unicità e al coraggio: essere sé stessi sarà sempre difficile e doloroso, ma vale qualunque prezzo.
CAPITOLO 2: "PIRANESI" DI SUSANNA CLARKE
LE MOLTE VERSIONI DI SE’
Matthew Rose Sorensen è scomparso da anni.
Piranesi vive in uno sconfinato edificio deserto, popolato solo da statue, e non ricorda niente della sua vita precedente.
Essi sono in effetti la stessa persona, un uomo che, quando viene liberato e riportato nel mondo, deve costruirsi un’ulteriore identità: non più Matthew Rose Sorensen, di cui non ha ricordi; non più Piranesi, perché Piranesi era legato indissolubilmente al Labirinto e alle Statue. È dunque una persona nuova, che ha in sé parti di Sorensen e di Piranesi, ma non è solo loro:
“Piranesi prova un forte disprezzo per il denaro. Piranesi vorrebbe dire: Ma io ho bisogno della cosa che hai, allora perché non me la dai e basta? E poi quando io avrò qualcosa che ti serve, te la darò e basta. Sarebbe un sistema molto più semplice e decisamente migliore!
Ma io, che non sono Piranesi -o, almeno, non soltanto lui-, mi rendo conto che probabilmente non funzionerebbe troppo bene”
C’è qualcosa di dolce in questa accettazione di molteplicità. Non siamo forse tutti un complesso mosaico delle versioni di noi che ci hanno preceduto? E pure se sappiamo che siamo destinati a cambiare ancora, non per questo la nostra identità è meno reale.
“Un uomo anziano mi è passato accanto. Sembrava triste e stanco. Aveva dei capillari rotti sulle guance e una barba bianca e ispida. Quando ha strizzato gli occhi per proteggersi dalla neve, mi sono reso conto che lo conoscevo. È ritratto sulla parete settentrionale del quarantottesimo salone occidentale. È raffigurato come un re che tiene in mano il modellino di una città cinta da mura, mentre solleva l’altra per impartire una benedizione. Avrei voluto afferrarlo e dirgli: ‘In un altro mondo tu sei un re, nobile e buono! Io l’ho visto!’. Ma ho esitato un istante di troppo e lui è scomparso tra la folla”
Abbiamo bisogno a volte forse che qualcuno ci fermi, nella folla, per dirci che in un altro mondo siamo dei re, nobili e buoni. Perché ciò che siamo nella vita quotidiana non è tutto di noi.
3) "NESSUNDOVE" DI NEIL GAIMAN
POTENZIALE E REALIZZAZIONE
Credevate che avessi finito con Neil Gaiman? E invece no.
Perché Nessundove è la storia di un uomo normalissimo, quasi banale, che deve abbandonare la sua familiare routine londinese per scendere in un mondo nascosto, Londra Sotto, a vivere avventure alquanto pericolose.
È uno schema familiare per il fantasy: prendere un protagonista il più ordinario possibile, di modo che il lettore ci si possa identificare, e fargli attraversare eventi incredibili che finiranno per cambiarlo.
Ciò che distingue Nessundove da altri romanzi è che Richard, il protagonista, non è vittima degli eventi: ha una dote particolare che lo mette nei guai, e lo protegge, e lo porta infine a scegliere la vita a Londra Sotto.
“La vecchia signora accettò l’ombrello con gratitudine e gli sorrise in segno di ringraziamento.
‘Hai un buon cuore’, gli disse. ‘A volte è quanto basta per essere al sicuro ovunque si vada’. Poi scosse la testa. ‘Nella maggior parte dei casi, però, non è così’ “
La signora ci aveva visto giusto.
Richard è dotato di un’empatia particolare: è questa gentilezza d’animo che lo spinge a salvare Porta, all’inizio del romanzo, cosa che dà inizio all’intera trama.
È la tenerezza di Richard che gli impedisce di dimenticare Anestesia, la ragazza che scompare sul Ponte della Notte. È il ricordo stesso di Anestesia e Porta ad aiutarlo a superare la prova dei Frati Neri.
Può esserci, in una persona ordinaria, una scintilla di grandezza: una dote speciale, come l’empatia di Richard, che trasforma la nostra vita da banale a straordinaria.
“Richard Mayhew, l’uomo del Mondo di Sopra, venne verso di loro nella nebbia, al fianco dell’Abate. Richard sembrava diverso, in qualche modo…Hunter lo esaminò attentamente per cercare di capire in cosa fosse cambiato. Il suo punto di equilibrio si era abbassato, era più centrato. No…non si trattava solo di quello. Non aveva più un aspetto da ragazzo. Sembrava che avesse cominciato a crescere”
Questo accade quando entriamo in contatto con il nostro potenziale: una crescita stabile e potente.
Potremmo ritrovarci persino ad uccidere la grande Bestia di Londra, nelle profondità della terra, a colpi di lancia.
Sono i romanzi come questo che mi hanno sempre spinta a chiedermi: cosa ci potrebbe essere, in me, di speciale? Come potrei io realizzare il mio potenziale, e rendere la mia vita straordinaria?
E non dico di aver trovato una risposta a questa domanda. Ciò che dico è semplicemente questo: sono i libri fantasy che mi hanno aiutata a farmi queste domande, e io so che, se un giorno mai troverò una risposta, è probabile che la troverò in un libro.
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