(Spoiler per "A Casa Prima di Sera" di Riley Sager, "Shining" di Stephen King e "L'incubo di Hill House" di Shirley Jackson)
Ok, ditemi se l’avete già sentita: una famiglia (padre, madre e un figlio piccolo) si trasferisce in una grande casa isolata. La casa in questione è veramente bella, anche se un po’ da ristrutturare…ed è stato un grande affare: incredibile che costasse così poco!
Solo che, molto presto, iniziano ad accadere eventi strani. Il bambino vede cose che non ci sono. E anche i genitori, lentamente, cominciano a farsi venire dei dubbi sulla loro nuova casa…
Anche variando un po’ la formula, le storie horror sulle case infestate si basano tutte su elementi ben definiti: un ambiente limitato, pochi personaggi, eventi inspiegabili. Verrebbe quasi da dire che non vale più la pena di scrivere romanzi di questo tipo, ma non è del tutto vero: si può, ma bisogna puntare all’eccellenza in almeno una cosa fra prosa, personaggi e tematiche.
1)PROSA. Probabilmente la cosa più importante in assoluto, in una storia di fantasmi. L’ambientazione deve prendere vita attraverso le parole, comunicando al lettore lo speciale tipo di paura che si desidera creare.
E questa è stata la mia prima delusione, leggendo “A casa prima di sera” di Riley Sager. Ecco come viene descritta la villa misteriosa comprata dalla famiglia Holt:
“Era una casa molto grande”
“Era una struttura bellissima. Maestosa e tutta in pietra. Il tipo di casa che ti fa sussultare”
“Nella parte posteriore della casa, la grande sala si apriva in una normale sala da pranzo, concepita per una famiglia decisamente più numerosa di noi”
Wow. Addirittura molto grande? E la sala da pranzo è “normale”? Affascinante.
Anche quando Sager fa un tentativo per comunicare al lettore un po’ di inquietudine, non riesce alla fine a dire niente: “il tipo di casa che ti fa sussultare”. Cioè? In che senso?
Guardiamo invece come lo fa Shirley Jackson, in “L’incubo di Hill House”:
“Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà: perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola”
Ok, adesso ci siamo. L’inizio è inquietante e strano: “perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni”. Crea un’atmosfera onirica già dal primo momento.
“Hill House, che sana non era”: la precisazione dopo la virgola è meravigliosa.
Segue poi un elenco di cose che sono proprio come dovrebbero essere: “i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse”. Quasi come a dire che a guardarla, sembrava proprio una casa normale, come tutte le altre, con i muri e i pavimenti al loro posto.
Ma per concludere, c’è la frase ad effetto “qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola”. Quel “qualunque cosa” indefinito che crea mille immagini nella mente del lettore. Cosa potrebbe essere? Non si sa, però sì sa che “si muoveva sola”.
È così che si usano le parole per creare inquietudine e straniamento. Non basta dire che è il tipo di casa che fa sussultare.
2)PERSONAGGI
Le storie di fantasmi coinvolgono in genere poche persone. L’impatto della trama quindi si basa molto sul fatto che i personaggi in questione siano ben definiti, e che abbiano delle relazioni interessanti fra loro.
La protagonista di “A Casa Prima di Sera”, Maggie Holt…non è interessante. Per quanto insista a descrivere sé stessa come sveglia, forte, intraprendente, alla fine risulta solo banale. Le scelte che compie non hanno grande spessore, e sono sempre accompagnate da paragrafi su paragrafi di lei in prima persona che descrive nel dettaglio cosa pensa e prova. Grazie, Riley Sager, per non aver lasciato al lettore nulla da interpretare.
Maggie non ha neanche nessun legame stimolante. La sua amica Annie, che dovrebbe essere così importante per lei, non ha mai nemmeno una scena. La madre non appare quasi per niente. Le uniche conversazioni di Maggie si svolgono con mezzi sconosciuti che non ha mai visto prima, e con cui ovviamente non condivide una grande profondità di sentimento.
Va anche detto che mi infastidisce particolarmente quando un personaggio insiste a descrivere a parole e in modo esplicito ogni cosa che prova (e di cui è sempre perfettamente consapevole).
Stephen King ha un modo molto efficace per comunicare i veri sentimenti di qualcuno: riporta il monologo interiore cosciente, in cui il personaggio ragiona sulle cose in modo consapevole; poi, fra parentesi e in corsivo, inserisce quei pensieri più subdoli, più emotivi, che rivelano qual è il vero stato d’animo del personaggio:
"No. Non avrebbe mai fatto del male a Danny.
(È caduto dalle scale, dottore.)
Non avrebbe mai fatto del male a Danny, ora.
(Come facevo a sapere che la bombola di insetticida era difettosa?) In vita sua non era mai stato volutamente cattivo, quando era sobrio.
(Tranne quando per poco non hai ammazzato George Hatfield.)"
Unendo le due cose, fra razionalizzazione ed emozione pura, ci creiamo un quadro della psiche di una persona, vedendo quello che prova, quello che pensa, e quello che racconta a sé stesso.
3)TEMATICHE
"Che cos’è un fantasma? Un evento terribile condannato a ripetersi all’infinito. Forse solo un istante di dolore, qualcosa di morto che sembra ancora vivo. Un sentimento sospeso nel tempo, come una fotografia sfocata, come un insetto intrappolato nell’ambra"
Mi permetto di uscire un attimo dall’ambito letterario per citare la frase iniziale del film “La Spina del Diavolo”, perché penso che colga nel segno perfettamente.
Nelle storie, un fantasma non è quasi mai solo un fantasma. In genere, è il simbolo di qualcosa di sospeso, che si ripeterà all’infinito a meno che non venga affrontato e portato alla luce del sole.
Questo “qualcosa di sospeso” può essere molte cose: una colpa da espiare, un segreto da confessare, un ricordo doloroso da superare, un sentimento represso da affrontare.
Ecco perché è importante scegliere tematiche potenti, che si esprimano bene attraverso la metafora della casa infestata.
In “Shining”, ben prima di mettere piede nell’Overlook Hotel, Jack è perseguitato da sensi di colpa, inadeguatezza e una tendenza all’autodistruzione. È un uomo buono che ama davvero sua moglie e suo figlio e vuole fare quello che è meglio per loro, ma ha difficoltà a gestire la rabbia, si sente frustrato e colpevole, e di conseguenza ha avuto problemi di alcolismo che lo tormentano ancora. I fantasmi dell’albergo si nutrono di queste cose oscure che già esistono, le sfruttano e le amplificano, mostrandoci quanto si può trasformare una persona quando non ha più il controllo sulle parti peggiori di sé. Ecco allora che il romanzo assume un significato più profondo: non solo storia di paura, ma racconto intimo sulla difficoltà di superare i nostri istinti peggiori.
In “L’incubo di Hill House”, le stranezze della casa sono un modo per esplorare la mente umana, che è complessa e inspiegabile. È un romanzo sulla solitudine, sulla salute mentale, sulla realtà e sulle percezioni che abbiamo del mondo intorno a noi.
Va detto che “A Casa Prima di Sera” tenta di esplorare temi come il pregiudizio, la menzogna, il perdono, la colpa. Non va però mai davvero fino in fondo. L’analisi resta superficiale, e si finisce il libro con la sensazione di non aver imparato niente di nuovo.
In fondo, “A Casa Prima di Sera” è un romanzo semplice, senza pretese, che punta su colpi di scena a effetto più che sull’eleganza della prosa, sui personaggi o sulla profondità delle tematiche. E può anche andar bene così. Ma credo che abbiamo dimostrato che le storie di fantasmi, anche nella loro semplicità, possono offrirci molto di più.
Foto di Luisa Scopigno
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