“Il sentimento più forte e più antico dell'animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell'ignoto”
Se è vero che lo spazio è sempre stato affascinante per l’essere umano perché è impossibile conoscerlo del tutto, è altrettanto vero che proprio per questo motivo si presta ad essere l’ambientazione horror per eccellenza.
La fantascienza che si interroga su cosa esista nelle profondità dell’universo ha in sé qualcosa di fondamentalmente spaventoso: l’ambientazione ci è ostile, gli spazi sono enormi e privi di presenza umana, e non si può immaginare quali forme potrebbero assumere eventuali abitanti.
“In space no one can hear you scream”, recitava il geniale slogan del film Alien (1979).
A chi di voi ha il coraggio di indagare i terrori che arrivano dalle stelle, io qui consiglio tre letture eccezionali in cui addentrarsi…a vostro rischio e pericolo.
-"Sfera", di Michael Crichton
“Presumibilmente il nostro interlocutore lo sa”, disse Ted. “Ma noi siamo ancora al buio” “Forse potremo indurlo a spiegarsi” Spazientito, Barnes disse: “Ma cos’è questo interlocutore di cui continuate a parlare?”
Harry sospirò e si spinse gli occhiali sul naso. “Penso che non ci siano più dubbi. È qualcosa”, disse Harry, “che era precedentemente nella sfera e che ora, liberato, è in grado di agire. Ecco che cos’è”
Lo psicologo Norman Johnson viene chiamato ad eseguire un incarico molto singolare: far parte di un’équipe di esperti che scenderanno sul fondo dell’oceano, per analizzare un enorme oggetto estraneo che decisamente non dovrebbe essere lì.
Che cosa si cela nelle profondità marine? Come ci è arrivato? Riusciranno gli scienziati a svelare il mistero, e a tornare in superficie vivi?
“Sfera” è un romanzo che parla del complesso rapporto fra la nostra mente e i nostri sentimenti. Per questo è geniale la scelta di Norman come protagonista: in quanto psicologo, il suo unico compito nella missione è occuparsi delle emozioni delle altre persone, verificando che tutti rimangano in buone condizioni mentali nonostante lo stress. Tuttavia, il suo lavoro è complicato dal fatto che i suoi compagni, tutti brillanti scienziati, sono ben abituati ad analizzare i fatti reali, e del tutto impreparati a gestire le complessità dei loro sentimenti davanti a una scoperta completamente inspiegabile.
Come potranno allora sopravvivere, bloccati in fondo al mare, senza nessun aiuto, in compagnia di qualcosa di incomprensibile e pericoloso?
“Sfera” ci dice che coloro che non conoscono se stessi e non sono in contatto con i propri sentimenti generano orrori senza fine.
-"Il Colore Venuto dallo Spazio", di H.P. Lovecraft
“Era soltanto un colore venuto dallo spazio, messaggero spaventoso degli informi reami dell'infinito, al di là della natura che noi conosciamo; luoghi la cui semplice esistenza ci colpisce e ci paralizza con la visione dei neri golfi al di là del cosmo che si apre, improvvisa, di fronte ai nostri occhi terrorizzati”
La tranquilla comunità agricola vicino ad Arkham, Massachusetts, non ha mai visto succedere niente di speciale, fino alla caduta del meteorite. Tutti i meteoriti sono strani in certa misura, ma questo ha qualcosa di particolare: una sfumatura, un colore che non si era mai visto prima sulla Terra.
L’invasore alieno non è un essere senziente con delle finalità precise, comprensibili. Quando qualcosa (diciamo, ad esempio, un colore) arriva a noi dalle profondità dell’universo, gli effetti che causa sono tanto più orribili proprio perché non c’è malvagità o malizia: siamo solo del tutto insignificanti di fronte a ciò che dimora nello spazio remoto.
“Il Colore Venuto dallo Spazio” è una storia tesa e angosciante: per tutto il racconto il lettore cerca di espandere la mente per capire, ben sapendo che è uno sforzo inutile, perché l’orrore sta proprio nel fatto che ciò che abita le profondità dell’universo è fondamentalmente impossibile da comprendere.
-"Hyperion", di Dan Simmons
“Ma ricordo quei minuti, dopo che il corpo massacrato di Johnny fu portato davanti alla folla e prima che mi conducessero via per curarmi. Erano tutti lì nel buio, a centinaia, sacerdoti, accoliti, esorcisti, ostiari, fedeli…e cominciarono a salmodiare all’unisono, lì, nella penombra rossastra sotto la scultura girevole dello Shrike, dove la loro voce echeggiava nelle volte gotiche.
E la loro salmodia diceva pressappoco:
BENEDETTA SIA LEI
BENEDETTA SIA LA MADRE DEL NOSTRO SALVATORE”
Il mondo di Hyperion è isolato e misterioso, nessuno può dire di conoscerne tutti i segreti…o tutti i pericoli. C’è però un pericolo di cui tutti sono bene a conoscenza, ed è l’essere chiamato Shrike: una creatura di forma vagamente umanoide, alta più di tre metri, composta interamente di lame su cui impala le sue vittime. Lo Shrike può apparire dove e quando vuole, uccide secondo ragioni imperscrutabili.
Si dice tuttavia che quando sette pellegrini si riuniscono per andare dallo Shrike, uno di loro verrà lasciato vivere, e vedrà esaudito un suo desiderio.
È così che i sette protagonisti del romanzo si trovano imbarcati sulla stessa astronave diretta su Hyperion: sette persone con motivazioni diverse, tutte disposte a rischiare la vita per arrivare dallo Shrike e avere la possibilità di esprimere il loro desiderio.
“Hyperion” è un romanzo pervaso da quell’inquietante senso di mistero che deriva dal rendersi conto che, in effetti, la realtà è piena di cose di cui non sappiamo niente.
Che cos’è il pianeta Hyperion? Perché il suo sottosuolo è percorso da gallerie che vanno da una parte all’altra del pianeta? Cos’è lo Shrike, perché esiste, e perché uccide? Che importanza ha questo pianeta per tutte le potenze della galassia?
A volte la paura più profonda sta nel cominciare a capire che le forze che regolano la realtà sono troppo più grandi di noi, e che noi di conseguenza possiamo fare ben poco per cambiare le nostre circostanze.
La fantascienza è un portale che ci apre la mente su prospettive più ampie. Qualche volta, queste prospettive sono oscure e spaventose, perché riflettono le stesse paure umane fondamentali con cui facciamo i conti da sempre. Ci possiamo illudere di essere evoluti…tuttavia noi, così come i nostri antenati nelle caverne, continuiamo ad alzare gli occhi al cielo con soggezione.
Foto di Luisa Scopigno
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