E se sono l’unico?
E se non posso morire?
E se non mi ha creato nessuno?
Tre aggettivi: intimo, originale, appassionante
La trama in breve: In un mondo devastato e tossico, Rachel e Wick sopravvivono insieme, nascosti il più possibile dagli imprevedibili pericoli del mondo esterno. Finché un giorno Rachel, uscita in cerca di provviste, trova Borne: un piccolo essere indefinibile, strano, ma decisamente vivo. Rachel lo porta a casa, decisa a prendersene cura. Lei lo adora, ma Wick è diffidente verso il nuovo venuto, non sapendo che tipo di sorprese può riservare…e Borne sarà davvero pieno di molte strane sorprese.
La recensione: Divertente un sacco. “Borne” sfugge alla trappola di molte storie post apocalittiche (vedi ad esempio “La Strada” di Cormac McCarthy), che sono spesso aride, prive di speranza. “Borne”, invece, nonostante l’ambientazione estrema e mortale, è una storia dolce e intima.
L’affetto incondizionato fra Borne e Rachel, il rapporto complesso fra Rachel e Wick, sono resi con delicatezza e profondità. Allo stesso tempo, c’è un’attenzione particolare nel raccontare il mondo esterno: contaminato dagli strani esperimenti genetici della Compagnia, riserva orrori molto originali, diversi da quelli che si vedono di solito in romanzi di questo tipo (vedi ad esempio i bambini con le vespe al posto degli occhi).
Con il suo mix di fantascienza, fantasy e horror, “Borne” fa parte a pieno titolo della corrente New Weird, e ne incarna gli aspetti più sorprendenti e piacevoli. Non ci si annoia con questo romanzo, ogni pagina è ricca di colpi di scena e di interazioni toccanti fra i personaggi.
La prosa di Vandermeer è intensa, diretta, profondamente emozionante.
Da evitare se: Se preferite storie con ambientazioni più classiche.
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