Tre aggettivi: intrigante, inquietante, sottile
La trama in breve: Nel 1919 la città di Perdido, Alabama, viene sommersa dall’esondazione dei suoi due fiumi. Misteriosamente, quello stesso giorno appare una giovane donna di nome Elinor, dal passato sconosciuto, che si insinuerà nella vita di Perdido in modi imprevedibili.
La recensione: “Blackwater” è un libro semplice e strano allo stesso tempo. Per meglio dire, è una storia dell’orrore raccontata con una tranquillità disarmante.
La profonda inquietudine del romanzo deriva proprio dal fatto che i molti eventi disturbanti della trama vengono descritti senza eccessi, quasi come se il narratore non ci vedesse niente di strano. Questo costringe il lettore a far lavorare la mente, a interpretare bene quello che gli viene detto, a leggere le scene sotto la giusta luce. La stessa Elinor, forza trainante del romanzo, è trattata con straordinaria imparzialità: sta al lettore decidere se sia una protagonista, un’antagonista, o forse nessuna delle due cose.
“Blackwater” è una storia sul potere, sulle manipolazioni che mettiamo in atto su noi stessi e sugli altri. La sua struttura apparentemente semplice è in realtà studiata molto bene, in modo che ogni evento e ogni cambiamento scorrano lisci, come l’acqua del fiume Perdido.
Lo consiglio agli amanti del gotico, perché ne ha tutte le caratteristiche: atmosfera inquietante, ritmo lento e riflessivo, intrigo ed emozione.
La prosa è veramente fantastica, fluida ed elegante, con una punta di umorismo che fa capolino qua e là.
Da evitare se: Se avete voglia di un romanzo ricco di azione e avventura.
Foto di Elena Bertocci
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