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Immagine del redattorebertoccielena

3 Libri da Brivido

Ho letto un sacco di storie spaventose, ma queste tre sono speciali…sono le uniche che continuano a darmi una stretta allo stomaco, e un leggero brivido di inquietudine, anche dopo tanto tempo.

La paura è una cosa dalle molte forme, e questi tre romanzi ne esplorano aspetti molto diversi: per questo li considero particolarmente geniali.

Andiamo a vedere di cosa sono capaci.


1. Il Massacro del Monte Rainier, di Max Brooks

“Il Massacro del Monte Rainier” è un’esperienza terrificante. E dico “esperienza” perché è proprio così, è scritto in modo così realistico che mentre lo leggi ti sembra di essere davvero lì.

Racconta la storia di un gruppo di persone che vivono in una piccola comunità high-tech nel mezzo di una foresta in Nord America. Sono persone molto moderne che hanno scelto di riscoprire il contatto con la natura vivendo una vita tecnologica a impatto zero.

Solo che la natura non è amichevole e pacifica come immaginavano loro.

È un libro viscerale e violento, evoca un tipo di paura che ti prende alla pancia, una paura animale. È molto affascinante il modo in cui Brooks esamina cosa succede alle persone quando vengono prese di mira come prede.


Nessuno ha parlato, probabilmente ci stavamo chiedendo se l’avessimo sentito davvero. Ma poi, un momento dopo, un pianto. Umano.

[…]

Una sola voce. Lancinante. Agonizzante. Come quando sei piccolo, il suono che senti da un amico che è caduto con violenza. Quella lunga scarica di tormento diaframmatico dopo la scioccante inspirazione iniziale.



Le scie parallele, la più spessa lasciata dal corpo, quella più sottile dalla testa […], che aveva schizzato pareti e pavimento, come se l’assassino, tenendola per la bocca, l’avesse fatta dondolare avanti e indietro. Senza fretta. Senza timore.

E perché no? Perché temerci, quando possono invaderci con tanta facilità, quando neanche proviamo a difenderci?



2. Sfera, di Michael Crichton

“Sfera” racconta la storia di un gruppo di scienziati che vengono inviati in un habitat sul fondo dell’oceano, per studiare uno strano, enorme oggetto che è emerso dal fondale marino.

Io adoro questo libro, è sempre stato uno dei miei preferiti. Crea un tipo di paura più sottile, più intellettuale. Ma molto efficace, perché gioca su due elementi fondamentali: l’ignoto e la claustrofobia. Non si sa cosa sia o da dove venga lo strano oggetto che sono andati a studiare. È una cosa mai vista prima, non ci sono strumenti per comprenderla.

Inoltre, i personaggi sono rinchiusi in un fragile habitat a migliaia di metri di profondità, circondati solo da acqua per chilometri, per cui se ci fosse una minaccia…non sarebbe facile andarsene.



“Sì, come sospettavo. Questi segni cabalistici, come li chiami tu, non sono per niente decorativi. Hanno tutt’altro scopo, quello di nascondere una piccola apertura sulla superficie della sfera. Indicano insomma una porta” Harry fece un passo indietro.

“Ma cos’è la sfera?”

“Vi dirò quello che penso”, disse Harry. “Penso che la sfera sia un contenitore cavo. Penso che ci sia dentro qualcosa e penso che tutto questo mi spaventa da morire”



Ascoltavano. Altri stridori. Un attimo di silenzio, seguito da un gorgolio, fortissimo, vicinissimo.

“Gesù” sussurrò Barnes. “È qui fuori”

Un rumore sordo contro un lato dell’habitat.

Lo schermo lampeggiò.

IO SONO QUI.



3. Casa di Foglie, di Mark Z. Danielewski

Ok, “Casa di Foglie” è un libro folle, ed è quasi impossibile spiegare di che parla. Ci sono vari livelli di storia che si intrecciano, ma al centro si trova la vicenda di Navidson: un regista che si trasferisce in una nuova casa con la famiglia, e decide di riprendere con la telecamera le strane cose che accadono nella villa.

Questo libro, per spaventare, si affida ad un senso di follia. Quella sensazione di disagio che abbiamo di fronte alle cose che non sono come dovrebbero essere. Ci piace pensare che sappiamo come funziona il mondo, che le regole della realtà siano fisse e affidabili: per questo proviamo intensa inquietudine quando succede qualcosa che, semplicemente, non sarebbe dovuto succedere. Ecco, questo libro è così.



In un unico piano sequenza Navidson, che di fatto non vediamo mai, inquadra per un istante una porta sulla parete nord del soggiorno, poi esce di casa da una finestra a destra della porta, inciampa in un’aiuola fiorita, punta di nuovo la telecamera da terra verso la parete esterna di legno bianco, si sposta a destra rientrando in casa da una seconda finestra, stavolta a sinistra della porta […] e infine ci riporta al punto di partenza, dopo aver fatto il giro completo della porta e aver dimostrato dunque senza ombra di dubbio che quell’ingresso può aprirsi al massimo su un rivestimento laterale o su una controparete. A quel punto nessuno ride più, e si vede la mano di Navidson aprire la porta rivelando un corridoio buio e angusto lungo almeno tre metri.



Il totale è di 9 metri, 99 centimetri e 3 millimetri, dato confermato dalla pianta, millimetro più millimetro meno. Il problema subentra quando Navidson misura lo spazio interno. Annota con cura la lunghezza della nuova intercapedine, quella di entrambe le stanze, e poi aggiunge lo spessore dei muri. Il risultato è tutto fuorché confortante.

Anzi, è addirittura impossibile.

Esattamente 10 metri.

L’interno risulta più ampio dell’esterno di 7 millimetri.



La paura può avere molte forme, così come molti sono i modi che abbiamo per reagire. È per questo che mi piace la narrativa che inquieta e spaventa: è un modo per esaminare la mente umana, e per affrontare e comprendere i nostri stessi timori.

Quindi buona lettura, e…buono spavento a tutti.





Foto di Elena Bertocci

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